I media, un caos

La voglia sfrenata di sensazionalismo della stampa italiana di regime, già a rischio-credibilità durante la narrazione del covid, si appresta a replicare anche in Ucraina?!

(La cronista con elmetto e mimetica mentre ucraini fanno tranquillamente la spesa)

Dopo ormai anni di bombardamento mediatico per il covid e, adesso, per la vicenda Ucraina il mondo dei media esce profondamente colpito. L’informazione, come le banche e la finanza, vive di credito e questi anni hanno inferto un colpo fortissimo alla credibilità dei media maggiori. Si è formata una immensa area di scetticismo verso le verità offerte dai media tradizionali che si sono rivelati troppo allineati sui postulati cari alle classi politiche al governo. E questo avviene in tutto il mondo.

Verità semplificate, scopertamente troppo semplici e semplicistiche confezionate per riscuotere consensi generali. Quasi un tentativo di plagio ipnotizzazione collettiva. Per di più il caso ucraino pone all’attenzione delle opinioni pubbliche due verità parallele: quella occidentale e quella orientale; una delle due (o più probabilmente entrambe) è falsa e non v’è più l’elemento ideologico del periodo della guerra fredda che possa giustificare la differenza di interpretazione. Inoltre si nascondono scopertamente dettagli dell’immediato e meno recente passato che fanno intuire altre verità tenute nascoste e che i media si guardano bene dall’evocare anche solo con il dubbio. Inoltre i canali paralleli sui social diffondono verità sempre meno fantasiose e sempre più credibili.

Senza una informazione completa e indipendente dai potentati non può formarsi una opinione pubblica in grado di avere un consenso consapevole e “informato”. Inoltre il finanziamento di campagne orientate alla creazione di convinzioni diffuse in un preciso senso favorevole al vaccino pur in momenti di dichiarazioni e provvedimenti visibilmente contraddittori tra loro stessi, ha minato alle fondamenta una credibilità già zoppicante da decenni. Per puro esempio ricordiamo che la gente, che ha premiato entusiasticamente il movimento di Grillo quando boicottava esplicitamente i media (cosa di cui nessuno sembra avere più memoria), oggi gli volta le spalle anche per la omologazione del suo movimento al settore della informazione. È un esempio tangibile della disaffezione se non contrarietà, peraltro ormai datate, di fette importanti di popolazione per la informazione tradizionale.

(Il famoso “Lei stia zitta!” del virologo Galli)

Il mondo dei social si vede premiato dal crescente discredito abbattutosi sui media tradizionali dovuto al loro visibile asservimento a logiche tenute nell’ombra. Fiorisce una pletora incredibile di nuovi telepredicatori che, novelli messia, hanno facile gioco a fare proseliti. Non si riesce a sapere dove sta la verità e la contrapposizione di interpretazioni così discordanti è l’anticamera di scontri terribili. Sotto tutto questo sta la formazione di una nuova mondialità del caos informativo che tenderà a mettere fuori gioco sia i media tradizionali, sia ogni forma di cultura radicata negli antichi convincimenti; sostituiti dalla improvvisazione su scala planetaria e dalla piaggeria deferente anch’essa planetaria. E la minaccia di censure peraltro già esistenti altro non sono che confessioni di debolezza che in questo marasma rafforzato dal perfezionamento delle tecnologie non è che una foglia di fico secca.
Cioè, in una parola, il caos.

Canio Trione

Un commento

  1. Credo che la falsità e la menzogna in questo periodo storico non hanno eguali, i giornalisti diffondono realtà distorte però non sono nient’altro che messaggeri del potere di sinistra del mondo occidentale di cui l’acme è l’Italia. Bisogna essere molto prevenuti e intellettualmenti critici e distaccati

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